I sogni si realizzano prima, ma anche durante la Pandemia

Abbiamo assistito e ogni giorno assistiamo, tra indifferenza e dolore, tra polemiche e pietà, tra rifiuti e gesti di accoglienza, alla più grande tragedia umana e planetaria: l’immigrazione.

Orribile tragedia ancor più drammatica oggi in questa situazione Pandemica che tutti soffriamo.

La nostra comunità diocesana si era impegnata a non girare lo sguardo e ha fatto proprio l’invito pressante di Papa Francesco di costruire dei segni di ACCOGLIENZA.

Il 27 febbraio 2018 la nostra comunità, con l’esperienza dell’opera segno “ Il Ponte “, affidata alla Caritas, ha accolto 19 persone provenienti dai Campi Profughi dell’Etiopia: Sudanesi ed Eritrei.

Un’accoglienza attraverso l’esperienza dei “Corridoi Umanitari” voluti dalla CEI attraverso l’azione di Caritas Italiana e della Comunità di Sant’Egidio.

Le accoglienze dei Rifugiati sono un grande progetto di accompagnamento costante e quotidiano perché le persone, con storie terribili e sofferenze spesso impensabili, possano essere Protette, Accompagnate nella loro promozione umana, culturale, spirituale, e seguire così un processo di integrazione nella nostra società o in altre comunità Europee per vivere in autonomia.

Tutto questo è stato ed è il lavoro e il grande impegno di questi anni per e con i nostri amici Sudanesi ed Eritrei accolti in 19 persone, tra cui diversi minorenni.

Questa esperienza ha portato i suoi frutti non solo negli accolti ma anche in termini di sensibilizzazione di persone e di comunità: un risveglio della solidarietà.

L’accoglienza “Il Ponte” con la presenza di questi nostri fratelli è diventata un’Opera Segno: collocata presso il Seminario di Sorrento, sostenuta dalla Diocesi e quotidianamente e costantemente accompagnata dagli operatori e volontari della Caritas Diocesana in collaborazione con la Comunità Parrocchiale della Cattedrale, e da alcuni sacerdoti e laici; ha creato una nuova sensibilità nella comunità e tra i cittadini                     di Sorrento.

Non solo, ma altre comunità parrocchiali della nostra diocesi hanno voluto aprire il loro cuore all’accoglienza dei migranti: la comunità di Meta, con don Francesco, accogliendo tre famiglie, Eritree e Siriane, (tredici persone) in periodi diversi e la piccola comunità di Patierno, con Don Giovanni Coppola, che ha accolto con una famiglia Siriana (tre persone).

Esperienze belle, ricche di umanità ma anche faticose e talvolta difficili a causa delle loro tradizioni, storie sofferte, traumi di guerra, violenze subite nei campi, povertà e violenti distacchi dai loro parenti ed amici.

Dopo questo lungo tempo (quasi tre anni), cosa è avvenuto?

Tutti, dopo un lungo tempo e incontri con la questura di Napoli e con la Prefettura, TUTTI hanno ricevuto il riconoscimento dello “Status di RIFUGIATI”. Quindi, in seguito, TUTTI hanno potuto avere una residenza, la carta d’Identità, la tessera Sanitaria con l’assegnazione di un medico, l’assistenza sanitaria e il Passaporto.

Con la certezza dei documenti, le storie delle singole persone e famiglie hanno assunto una loro giusta fisionomia; hanno sviluppato le loro speranze e nella loro libertà hanno espresso le loro nuove scelte di vita.

  • Teklezgi con la moglie Akberet e i due figli Medhanye ed Eldana dopo un lungo periodo di permanenza (quasi due anni) si sono stabiliti in Belgio raggiungendo una piccola comunità di amici Eritrei.
  • TeKleweni e il figlio adulto Kibron un mese fa, circa, sono andati in Sicilia da alcuni amici e dove lavorano in Agricoltura.
  • Nesredin e sua sorella Elham (due giovani) a febbraio si sono trasferiti a Piano di Sorrento, avendo fittato una casa: lavorano con regolarità, il primo come fabbro e la sorella come collaboratrice nella cucina di un ristorante nel territorio di Piano di Sorrento.
  • Arefaine, ex pilota d’elicotteri da guerra, lavora da tempo a Sant’Agnello dove da un mese circa ha trovato da fittare una casa e solo mercoledì 11 novembre 2020 abbiamo vissuto la grande gioia ed emozione di andare a Roma a Fiumicino per accogliere la sua Moglie Hiriti Yemane e i quattro figli Naod, Sidona, Silvana, Jossi, che erano rimasti prima in Eritrea e poi nei campi dell’Etiopia.

Dopo cinque anni hanno potuto riabbracciare, in questa nostra terra, il marito e il padre Una gioia che si è finalmente realizzata pur in questo tempo così difficile e problematico sia per l’Etiopia, da tempo in piena guerra e pandemia e per l’Italia: grazie al grande impegno e lavoro profuso dalla Caritas Diocesana e dalla Comunità di sant’Egidio…

Ora tutta la famiglia, SEI PERSONE, dopo immense sofferenze, sono in una casa presa in fitto a Sant’Agnello e con loro la Caritas ricomincia di nuovo, d’accapo e con coraggio a sostenerli, accompagnarli in tutto: sostegno economico, richiesta di documenti alla questura e Prefettura, inserimento scolastico e poi lavorativo e sociale.

A Sorrento è presente la numerosa famiglia Tuytuy del Sudan: dieci persone, papà Daniel, mamma Nyalem e 8 figli: Nhial, Bidit, Nyasane, Nyakume, Nyamouch, Addis, Today, Bigoa …quasi tutti minorenni da sostenere quotidianamente perchè continuino il loro percorso di crescita, di studio, di inserimento nella società., nonostante i loro genitori spesso siano disorientati vivendo grandi difficoltà culturali, sanitarie, motivazionali.

Tutti i ragazzi ci ispirano grande fiducia in un futuro diverso: tutti parlano l’italiano, tutti vanno a scuola dal nautico, all’alberghiero, alla scuola media, alla scuola primaria fino alla scuola materna. Sono bravi ragazzi e ragazze con cui la nostra Comunità Diocesana si è impegnata a sostenerli per lunghissimo tempo finchè tutti possano concludere il loro percorso formativo e inserirsi nel mondo del lavoro.

 In questo lungo processo di integrazione un significativo sostegno è dato dalla comunità di Sorrento e da don Carmine per l’inserimento dei ragazzi nella scuola paritaria e nelle attività

dell’oratorio della Parrocchia (incontri, sport, danza, campi-scuola…).

Nella struttura di Sorrento, gli spazi liberati dagli amici Eritrei andati in altre località del nostro territorio o in altri luoghi li stiamo totalmente risistemando e ripreparando perché la prossima accoglienza di una nuova famiglia (tre o quattro persone) provenienti dal terribile campo profughi di LESBO.

Questo grande segno di SPERANZA per diverse persone continua anche in questi tempi complessi, sofferenti e faticosi …non possono i nostri dolori e preoccupazioni far chiudere gli

occhi a fratelli e sorelle, bambini che vivono atroci sofferenze e miseria da anni coltivando possibili speranze.

La nostra comunità diocesana vuole continuare a sentire questo grido e vuole continuare a dare piccole e concrete risposte a famiglie di migranti.

Questo certamente stimolerà altre comunità parrocchiali ad aprire il cuore e  poter sempre più vivere uno stile di accoglienza dove nessuno si possa sentire straniero .

La Speranza resiste e si fa strada nella fatica.

 

Il Direttore Don Mimmo Leonetti e l’equipe Caritas