Corridoi Umanitari

 Martedì 16 gennaio si è svolto il terzo appuntamento di formazione della Caritas Diocesana Sorrento-Castellammare. L’incontro ha ospitato come relatore una figura importante nel panorama dell’immigrazione e della accoglienza, Fabrizio Mosca; tutor per Caritas Italiana del progetto “Corridoi Umanitari” nonché operatore dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo Rifugiati) di Biella. Dopo aver esposto il progetto “Rifugiato a casa mia” ed il successo riscosso, Mosca ha presentato l’evoluzione di quest’ultimo: “Corridoi Umanitari”.
 Il primo consisteva nell’accogliere immigrati all’interno di una comunità dove una famiglia svolgeva il ruolo di tutor. Il progetto aveva validità 6 mesi ed non era indirizzato a tutti gli immigrati ma a coloro che avevano già svolto un percorso di prima e seconda accoglienza presso altre strutture qualificate. Lo scopo di “Rifugiato a casa mia” era di offrire a queste persone una rampa di lancio per integrarsi all’interno della società italiana, basandosi su 3 valori principali: la famiglia tutor, che si occupava di accompagnare il beneficiario, la comunità, che lo avrebbe aiutato ad integrarsi ed a tessere una rete sociale, ed infine la gratuità, in quanto il progetto non aveva a disposizione fondi ma si basava sull’aiuto di ogni persona e famiglia della comunità. Mosca ha mostrato come “Rifugiato a casa mia” abbia raccolto risultati molto positivi, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche da quello qualitativo. In Italia ben 72 diocesi su 110 hanno aderito al progetto, delle quali molte hanno effettivamente aiutato il beneficiario ad integrarsi. Difatti nella maggior parte dei casi l’integrazione ha avuto un esito positivo, come dimostra il caso esemplare di Aversa. Nella Diocesi di Aversa, in provincia di Caserta, alcune famiglie di immigrati che sono state accolte, a loro volta nel tempo hanno accolto altri rifugiati; quindi da accolte sono diventate accoglienti.
Seguendo le orme del successo di “Rifugiato a casa mia”, Caritas Italiana ha deciso di dare un contributo maggiore all’accoglienza degli immigrati con un nuovo progetto “Corridoi Umanitari”, il quale nasce dal ripudio di avvenimenti che macchiano di sangue le migrazioni contemporanee, come, spiega Mosca, “i morti nel Mediterraneo”.
Il progetto, con validità 1 anno, consiste nel selezionare 500 rifugiati in Etiopia, offrirgli un canale sicuro per arrivare in Italia ed aiutarli nel processo di integrazione. Quindi il beneficiario non è più l’immigrato che ha già attraversato le prime fasi di integrazione, ma il rifugiato che dovrà affrontare tutto il percorso. È stata scelta l’Etiopia come paese d’origine in quanto, proprio per la sua posizione geografica, risulta essere il luogo di convergenza di migliaia di profughi provenienti da paesi come l’Eritrea, Somalia, Yemen e Sud Sudan; ad oggi sono circa 800.000 coloro che si rifugiano nello stato etiope.
Oltre alla validità temporale ed al tipo di beneficiario,  un’altra caratteristica che differenzia il progetto “Corridoi Umanitari” da quello precedente, è proprio la presenza di fondi che aiutano la Diocesi e la comunità del posto ad accogliere, ospitare, accompagnare ed integrare il rifugiato. Valore in comune, però, è la famiglia tutor, la quale, anche qui, avrà il compito di accompagnare e fungere da riferimento per il singolo o la famiglia di beneficiari.
Infine Fabrizio Mosca conclude l’incontro esortandoci a prendere come riferimento le parole di Papa Francesco: accogliere, proteggere, produrre e integrare. Sulla base di questi quattro verbi si erge la forza principale di ogni comunità che cresce quando i singoli sono spinti da una forza interiore creando contatti e legami, trasformandosi in rete, pronta a far sentire la persona accolta come se fosse davvero a casa sua.