La casa canonica, lasciata dai due sacerdoti che l’hanno abitata fino a poco tempo prima per trasferirsi nella vicina comunità di San Gaetano, è stata offerta in comodato gratuito a questa famiglia di profughi dell’Est europeo, in italia dal Duemila. “Scappati dal nostro Paese in guerra, dopo la distruzione della mia casa di Bugojno, siamo arrivati in Italia e siamo andati ad abitare a Lonigo, nel Vicentino, dove già viveva una mia sorella. Quindi ci siamo trasferiti in un appartamento a Vicenza per avvicinarci alla fabbrica dove lavora mio marito”, spiega la donna. Ma un anno fa la crisi economica ha colpito l’azienda, lasciando quasi a terra il marito di Edita.
Ad andare incontro alle loro difficoltà ci ha pensato, però, il parroco, don Alberto Baron Toaldo della congregazione di San Gaetano che, assieme al confratello don Guido Massignan, ha deciso d’aprire loro gli alloggi della canonica, ormai disabitata. “Un gesto di solidarietà elementare, in una situazione d’emergenza come quella che stiamo vivendo”, ha spiegato don Alberto. La famiglia è cattolica fervente e appena arrivata a Vicenza s’era subito bel inserita nella vita della comunità parrocchiale. Edita è impegnata da tempo nella pastoriale missionaria e cura il servizio della liturgia. “Mi occupo della recita dei rosari e delle novene natalizie. Mio marito invece suona la chitarra alle messe. Ora fungiamo anche da custodi: apriamo e chiudiamo i locali dell’oratorio e la chiesa. Qui ho scoperto una vocazione e mi sento realizzata all’interno della comunità”, afferma la donna.
“Da qualche tempo – continua il vescovo – la diocesi ha avviato una seria riflessione sulle proprietà immobiliari di sua competenza, a partire dalla crisi che sta privando, anche nel nostro ricco territorio veneto, un numero sempre crescente di persone e famiglie di quel bene fondamentale che è la casa”. E per sottolineare l’impegno assunto dalla diocesi, il vescovo ha inserito con evidenza i numeri della crisi occupazionale e abitativa che affliggono il Vicentino nella stessa lettera natalizia intitolata “Non c’era posto per loro nell’alloggio”, inviata ai fedeli della diocesi qualche giorno fa: sono 2.800 i posti di lavoro in meno nell’ultimo anno, con la chiusura di oltre 450 imprese artigiane. In città nel 2012 i provvedimenti di sfratto emessi dal Tribunale per momorsità degli inquilini sono saliti a 1.072 e oltre 1.500 sono state le richieste di esecuzione presentate agli Uffici giudiziari, a fronte, nel solo capoluogo, di circa 7 mila alloggi sfitti e non utilizzati (secondo l’Osservatorio comunale). E intanto solo una domanda su otto per l’assegnazione di una casa pubblica trova risposta positiva.
“Di fronte a questa vera ‘emergenza casa’ la comunità cristiana non poteva non interrogarsi”, afferma Pizziol. “Ho così formalizzato un impegno che già i miei predecessori avevano avviato”. Oltre all’apertura delle canoniche, la diocesi ha ribassato i canoni d’affitto alle famiglie locatarie di appartamenti gestiti dall’Istituto per il Sostentamento del Clero, mentre la Caritas diocesana ha messo a regime i “sostegni di vicinanza” per le famiglie in difficoltà e ha aperto il “Social housing”, una struttura che accoglie una quarantina di uomini separati o divorziati non più in grado di sostenere le spese affittuarie. “Per essere credibili e poter chiedere a chiunque, istituzioni pubbliche comprese, abbia la possibilità di farsi solidale coi poveri, bisogna dare l’esempio”, conclude il vescovo. La diocesi di Vicenza ha aperto la strada. Anzi la porta.