In tre ore intense, il film di Philip Gröning descrive una realtà che in Europa, ogni giorno, una donna su cinque vive sulla propria pelle. “La moglie del poliziotto” mostra – attraverso gli occhi spalancati, increduli e attoniti di una bambina – come l’incolumità fisica e psicologica delle donne sia a rischio nei luoghi più intimi e ad opera di colui in cui si è riversata fiducia incondizionata: un partner, un marito, che Gröning rappresenta, fuori dalle mura domestiche, come un uomo dal profondo senso del dovere, un servitore dello stato.
È proprio nei luoghi insospettabili e da parte di persone insospettabili che la violenza contro le donne si annida ed è più difficile da intercettare.
Negli ultimi anni, l’Unione europea e il Consiglio d’Europa hanno realizzato passi avanti significativi per contrastare la violenza sulle donne. In particolare, nel 2011 il Consiglio d’Europa ha adottato la Convenzione sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).
La Convenzione è il primo strumento giuridicamente vincolante per gli stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica; contiene misure per la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali femminili, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale.
La Convenzione non è ancora in vigore, poiché non è stato raggiunto il numero minimo di ratifiche.
L’Italia ha ratificato la Convenzione nel giugno 2013. Negli ultimi 10 anni, nel nostro paese, il numero di omicidi da uomo su uomo è diminuito, mentre è aumentato il numero di donne uccise per mano di un uomo: oltre 100 ogni anno. In circa la metà dei casi il colpevole è un partner o ex partner e solo in circostanze rare si tratta di una persona sconosciuta alla donna. Per di più, in oltre il 90 per cento dei casi, la violenza domestica non viene denunciata alla polizia, così come lo stupro, e resta dunque la maggior parte delle volte completamente invisibile.