Un bambino su 7 in Italia nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, uno su 20 assiste a violenza domestica e uno su 100 è vittima di maltrattamenti. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’ottavo Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo Crc, presentato stamattina alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.
Un bambino su 20 – sottolinea il rapporto – vive in aree inquinate e a rischio di mortalità. Uno su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria e uno su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni.
“Il nostro rapporto testimonia l’impegno di portare l’attenzione sulle politiche d’infanzia”, ha spiegato durante l’incontro Arianna Saulini di Save The Children, coordinatrice del Gruppo Crc. “Insistiamo perché siamo convinti che se si dà opportunità alle nuove generazioni di esprimere le loro potenzialità potremo risolvere molti problemi, compresi quelli economici”.
Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1%.
“Parlare di infanzia – continua Saulini – non mette tutti d’accordo, come si potrebbe pensare, soprattutto quando si parla di risorse. Quello che chiediamo al ministro è di impegnarsi nelle politiche per l’infanzia: la crisi si affronta partendo da questo”. A proposito di risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza, il Rapporto denuncia che “a distanza di anni non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale, manca una strategia nazionale e una visione di lungo periodo nell’allocazione delle risorse. Le carenze, tuttavia, non sono solo di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni”.
“La nostra prima raccomandazione – ha aggiunto Saulini – è relativa all’adozione del Piano nazionale infanzia entro l’anno, che affronterà temi quali la povertà e l’istruzione. È importante capire come verrà articolato concretamente e consideriamo positivo il coinvolgimento delle Regioni, che hanno un ruolo determinante nelle politiche dell’infanzia. Nel 2015 sono i 20 anni dal primo rapporto: il bilancio è che il sistema delle politiche sull’infanzia non è andato a regime. Occorre ripensarlo ed è necessaria una di una regia”.
Se si considera il problema dei minori privi di un ambiente familiare, gli stessi dati forniti dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presentano – comunica il Gruppo Crc – “lacune e incongruenze”. Al 31 dicembre 2012 i minorenni affidati a parenti erano 6.750, quelli affidati a terzi 7.444, per un totale complessivo di 14.191 affidamenti familiari, e i minori inseriti in comunità erano 14.255. Tuttavia sono pochi o nulli i dati sulle cause dell’allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l’accoglienza in comunità o l’affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza. Informazioni che mancano soprattutto per i minorenni tra 0 e 5 anni.