Il Natale è considerato da tanti come uno dei giorni più belli dell’anno, perché risveglia lo stupore del bambino che è in noi. Ma è, anche, uno dei giorni più faticosi e terribili per coloro che vivono il clima natalizio nella solitudine. Eppure scoprire, riscoprire, il vero senso del Natale è rendersi conto che il Natale autentico, è quell’Oggi nel quale Dio si rende accessibile a tutti, anche, anzi soprattutto per chi è stanco, per chi è spento, per chi è addolorato, dolente e piegato sotto il peso della vita.
È in questa scia che, come Caritas, abbiamo vissuto con i nostri amici poveri, con i volontari e gli operatori, una giornata di ritiro nell’approssimarsi del Natale. Il tema trattato nel ritiro è stato: “Accogliere la Vita”. Accogliere la Vita che è Gesù Cristo nostro Salvatore, richiama un andare in profondità nella vita stessa.
La riflessione guidata dal direttore della Caritas Don Mimmo Leonetti ci ha presentato Maria che accoglie in pienezza la Vita in sé. Lei donna di fede, vive con perplessità l’annuncio dell’angelo ma proprio perché vive un’intensa ed intima relazione con Dio, accoglie in sé Gesù e questo cambia la sua vita, la sua vita si trasforma, diventa una vita totalmente, radicalmente donata, una vita segnata dall’amore e dalla speranza. Così anche noi, come Maria, accogliendo la vita di Gesù, saremo trasformati e la nostra vita sarà colma di speranza anche nei momenti di difficoltà.
Interessante è stato l’intreccio tra la figura di Maria portatrice di vita e la figura dell’emorroissa, la donna che perdendo sangue, perde vita. In questa immagine ci rispecchiamo noi quando spesso per svariati motivi “perdiamo la vita” e per questo come questa donna sperimentiamo isolamento, senso di colpa, esclusione finendo per diventare portatori di morte, facendo diventare le nostre parole spada e non carne come per Maria.
Don Mimmo ha sottolineato come questa donna, alla proposta di Gesù che passa, sente nel suo cuore l’incontro con la soluzione, con una persona capace di colmare le solitudini, i vuoti. Il suo coraggio le permette di vivere la gioia dell’incontro e la guarigione. La sua vita si rinnova, questo avviene perché si fida di Gesù.
“Il Natale è fiducia in un incontro -ha ben evidenziato Don Mimmo-, il Natale è uno sguardo sulla vita ricco di fecondità. La vita è feconda quando il proprio modo di essere, di vivere, è generare altra vita. Noi generiamo Vita?”
Con questa domanda che riecheggiava nel cuore e risuonava nella nostra mente, ci siamo divisi in due gruppi nei quali abbiamo riflettuto insieme il nostro vivere e il nostro sentire. È stato bello sperimentare come il desiderio dell’ascolto, dell’accoglienza, della condivisione della vita dell’altro prendeva forma. È stato bello ed estremamente importante, significativo ascoltare la voce dei più bisognosi, dei più poveri narrare l’importanza della vita pur nei momenti di estrema difficoltà.
Non potrò mai dimenticare le parole di Agnello: “Nella sofferenza vivo la gioia di esistere perché vivo le cose semplici”. Beh è proprio questo il Natale scoprire, riscoprire la bellezza, la preziosità di un Dio che si fa uomo nella semplicità.
sr Rossella D’Aniello