Il 24 gennaio ricorre la “Giornata Internazionale dell’Educazione” proclamata nel 2018 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo è il quarto anno e il tema trattato è: “Cambiare rotta, trasformare l’istruzione”.
Come è stato descritto nel recente Rapporto Mondiale dell’UNESCO “Futures of Education”, per trasformare il futuro bisogna sostenere uno dei diritti fondamentali dell’uomo: avere libero accesso all’istruzione, anche attraverso le relazioni tra i vari Paesi e tramite le tecnologie che oggi permeano le nostre vite. Solo così si potrà costruire un futuro più sostenibile, inclusivo e pacifico.
Senza un’istruzione di qualità ed equa, i paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere né a rompere il ciclo di povertà che sta lasciando indietro milioni di bambini, giovani e adulti. “Con l’istruzione si sconfigge l’ignoranza che è alle radici della povertà e della fame”. (Rita Levi Montalcini)
Mi piace ricordare il celebre discorso alle Nazioni Unite, avvenuto il 12 luglio 2013, di Malala Yousafzai. Era il giorno del suo sedicesimo compleanno e si rivolse ai potenti della Terra con queste parole: “Cari fratelli, care sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per la povertà, le ingiustizie e l’ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini non vanno a scuola. Non dobbiamo dimenticare che le nostre sorelle e i nostri fratelli attendono un futuro luminoso e pacifico. Allora combattiamo una battaglia globale contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e solleviamo i nostri libri e le nostre penne. Sono le armi più potenti”.
Concluse il suo discorso dicendo: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L’educazione è l’unica soluzione. L’educazione innanzi tutto!”. Siamo tutti chiamati a riflettere bene, perché noi crediamo che andare a scuola, studiare sia solo un dovere, ma dobbiamo pensare che dall’altra parte del mondo ci sono bambini, ragazzi che desiderano andare a scuola ma non possono.
Malala, il 9 ottobre 2012, era su un autobus nel distretto Swat, in Pakistan, dopo aver sostenuto un esame, un talebano le sparò alla testa. Aveva 15 anni. Miracolosamente sopravvisse diventando un simbolo dei diritti delle donne a studiare. Nel 2014 vincerà il premio Nobel per la pace.
Noi non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati, diamo tutto per scontato ma, come dice Malala, “è quando qualcuno ti toglie la penna di mano che capisci quanto sia importante l’istruzione”. È proprio vero: le penne, i libri, sono le armi più potenti che servono per portare avanti le proprie idee e lottare per ciò in cui si crede.
La scuola è un diritto fondamentale, grazie al quale non solo si impara a leggere e a scrivere, è una realtà formativa dal punto di vista culturale, sociale e anche emotivo. È una realtà che permette il confronto con gli altri e soprattutto a vivere in società e avere un futuro migliore.
“L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo”. (Nelson Mandela)
sr Rossella D’Aniello