L’ultimo incontro della formazione Caritas di quest’anno ha avuto come tema: “Conoscere per partecipare” è stato Don mimmo Leonetti, il Direttore della nostra Caritas Diocesana a guidarci nella riflessione.
È partito dal considerare la massima religiosa iscritta sul Tempio di Apollo a Delfi: “Conosci te stesso”. Questo perché è necessario avere la coscienza della propria limitatezza e finitezza per affrontare la realtà delle povertà e incontrare le tante persone con umiltà sapendo bene che da soli non si ha nè la capacità, nè la possibilità di dare risposte complete e avere una totale cura delle persone provate dalla vita.
È da questa coscienza che nasce il bisogno e la necessità di lavorare in équipe e di avere una rete di confronto e di possibilità interna ed esterna che sia di sostegno alla singola persona che bussa alla porta della Caritas.
C’è inoltre la necessità di conoscere i nuovi poveri e le mille povertà così diverse che affliggono il nostro tempo e mondo e solo conoscendo le concrete e diversificate situazioni è possibile cercare risposte adeguate e concrete.
L’icona biblica che ha guidato la riflessione e la comunicazione è stato il racconto del “Cieco Nato” di Gv 9, 1-4. È in questo racconto che si coglie com’è lo stile Caritas.
L’operatore, il volontario è in cammino ed è alla ricerca di chi è “cieco dalla nascita”: spesso chi vive nelle povertà si adatta e accetta passivamente il suo stato di non realizzazione. Abbiamo bisogno di imparare a conoscere le varie cecità ed evitare di colpevolizzare ma è necessario trovare soluzioni e risanare esprimendo così “la Gloria di Dio” cioè l’uomo vivente.
È necessario agire nel “Giorno”: quando e appena è possibile e utilizzare tutti i mezzi veri e autentici, gli strumenti materiali, scientifici, culturali e i valori spirituali e motivazionali.
Il percorso di cura è possibile e valido nella misura in cui il povero che ha preso coscienza di essere terra e spirito decide di collaborare attivamente, mettendosi in movimento per potersi “lavare alla piscina “dell’Inviato”, nell’acqua della sapienza e dell’amore che guarisce completamente.
Questo percorso avviene attraverso il metodo dell’Ascolto della persona e di tutti e tutto ciò che dà la possibilità di avere una vera conoscenza. Non si può partecipare alla rinascita se non si ha una buona e vera conoscenza!
Il metodo dell’Osservare le ferite con cura ma anche scoprire le risorse che ogni persona ha in sè e attorno a sè nel tessuto sociale.
Il metodo del Discernere per valutare insieme (i due poveri: il beneficiario e l’operatore o volontario). Tutti si è poveri di fronte ai dolori delle persone!
C’è quindi, in questo percorso, la presa in carico: un rapporto particolare in cui si vuole scrivere una progettualità per accompagnare le persone in un processo di uscita dalla sua condizione.
Don Mimmo si è lungamente soffermato sul tema dell’identità dell’équipe e del lavoro in équipe che è la via e la soluzione di tanti problemi sia dei volontari e operatori, sia dei beneficiari. È la vocazione della Caritas. È proprio vero che insieme “si è più lenti ma si va certamente più lontani”.
Al termine si è realizzato un laboratorio in due gruppi in cui, attraverso un racconto di una storia lunga, complessa e ricca di particolari che si svolgeva in tre tempi di ascolto e di dialogo, i partecipanti dovevano poter riscoprire e valutare tutti gli atteggiamenti e le parole della persona in drammatica povertà con tutta la sua famiglia e dell’operatore che conduceva e guidava l’ascolto e il dialogo. Le loro osservazioni dovevano tener presente tutto ciò che avevano imparato in tutti gli incontri di formazione.
sr Rossella D’Aniello