Gratitudine è la parola chiave di quest’anno di servizio civile. Questo sentimento mi ha accompagnato dall’inizio alla fine in ogni momento.
Sono grata per aver imparato tantissime cose, tra cui valorizzare ogni aspetto delle storie delle persone e saperle accogliere sempre.
Sono grata per aver conosciuto persone meravigliose che mi porterò nel cuore e che spero possano continuare a far parte della mia vita.
Sono grata per gli operatori e i volontari, che con pazienza mi hanno sempre spiegato come portare al termine i miei compiti al meglio.
Sono grata per essere cresciuta su molti aspetti personali durante questa avventura e per aver migliorato il mio rapporto con l’altro e con me stessa.
Sono grata per esser riuscita a capire cosa desiderassi per il mio futuro.
Sono grata anche per le difficoltà incontrate, perché ho imparato a fronteggiare anche quelle e mi hanno regalato l’occasione di diventare più forte.
Ma più di tutto, sono grata per aver conosciuto un mondo nuovo, di cui prima avevo paura e che durante questi mesi ho scoperto di poter amare. Ogni singolo ospite incontrato, mi ha aiutato, con i suoi pregi o con i suoi difetti, a fare un passo in avanti verso la conoscenza della realtà umana.
Mi mancherà la mensa e mi mancheranno loro, con la loro presenza e la loro quotidianità.
Mi mancherà il signor Raffaele che dal primo giorno in cui ci ha incontrati si è sempre impegnato a regalarci un sorriso e una caramella; mi mancherà Peppe con i suoi discorsi infiniti; mi mancherà Lamin che a volte incrociavo in mensa quando arrivavo nel pomeriggio; mi mancherà il signor Franco che racconta dei suoi viaggi in America, probabilmente mai fatti, ma noi ci abbiamo sempre creduto; mi mancherà Stephen che ogni giorno mi ha ricordato cosa significa la dolcezza, portandosi sempre un piatto in più per sua moglie; mi mancherà Salvatore che un giorno mi disse che noi ragazzi del servizio civile lo facevamo sentire meno solo; mi mancherà Vlodymir che cerca di fare il duro alzando la voce ma che poi dona la metà del suo cibo ai bambini; mi mancheranno i bambini ucraini, persino Dante che piange sempre; mi mancherà Gaetano con la battuta sempre pronta e Anna che inventa nuove parole e probabilmente lo fa durante le ore che passa nella doccia, loro da tutti quanti potranno anche essere definiti “gli ultimi” ma saranno sempre i primi nel mio cuore.
Quando sono arrivata, molte persone mi hanno detto che il servizio civile mi avrebbe cambiato la vita, ad oggi posso dire di essere d’accordo!
Il servizio civile mi ha aperto gli occhi sul mondo, mi hanno fatto conoscere meglio la mia propensione ad aiutare i più deboli e ha fatto crescere in me uno spirito di combattimento contro le ingiustizie che da ora in poi coltiverò sempre.
Il mio ultimo ringraziamento va alle mie colleghe Sara e Alessia, che ormai sono diventate parte integrante della mia vita e che mi stanno aiutando a risollevarmi da un periodo di debolezza, senza di voi sarebbe stato tutto un pò meno magico.
Eleonora
Sarà difficile abituarsi. Giusto un anno fa pensavo a quanto sarebbe stato difficile abituarmi ad una nuova realtà mentre adesso penso a quanto difficile sarà fare il contrario.
È sempre difficile abbandonare un luogo che ti ha rimandato più di quanto tu gli abbia dato. Meditavo da molto di fare questa esperienza e, ora che è passata, penso a quanto sia stato giusto farla adesso e non prima.
In quest’anno è successo di tutto: ho perso una persona cara, ho messo in discussione legami che ritenevo fondamentali, ho aggiunto un tassello in più al mio percorso di studi, sono cresciuta e sono cambiata. Tra tutte queste variabili, la Caritas è stata l’unica costante che ha saputo accompagnarmi silenziosamente ma passivamente.
Voglio ringraziare i miei meravigliosi colleghi senza i quali questa esperienza non sarebbe stata la stessa, gli operatori che, con pazienza e disponibilità hanno saputo accompagnarci in questa esperienza che con fatica ci stiamo lasciando alle spalle. Non smetterò mai di ringraziare questo luogo per quei legami che, una volta creati, sono diventati parte della mia quotidianità. Infine, più di tutto, ci tengo a ringraziare gli ospiti, il vero cuore e la parte più bella della Caritas.
Grazie a coloro che mi hanno dato il privilegio di conoscere la propria storia, grazie a chi con un sorriso, un grazie detto col cuore, un abbraccio o un aiuto a pulire la mensa ha saputo dimostrarmi che nella vita esistono due tipi di persone: chi possiede denaro e beni materiali e chi invece è ricco. Ora che le nostre strade si dividono sento il bisogno di ringraziarli dal profondo del mio cuore per avere aiutato me, più di quanto io abbia fatto con loro.
Non è un addio ma un arrivederci.
Alessia
È già passato quest’anno ed è strano come sia passato in fretta.
È stato ricco di avvenimenti per me, ho preso decisioni importanti, ho perso la persona che rappresentava le fondamenta della mia vita e non potrò mai ringraziare abbastanza la Caritas per quello che è stata per me. Mi ha accolta, mi ha fatta distrarre e mi ha fatto ridere, è stata come i balconi dei palazzi sotto i quali ti fermi per strada quando piove all’improvviso: in silenzio ti ripara.
Ho conosciuto persone che mi porterò sempre dentro, ognuna per un motivo diverso dall’altro, gli operatori, i miei colleghi, i volontari ma soprattutto gli ospiti, che paragonerei quasi al sangue che scorre nelle vene di questo posto. Come il sangue trasportano sostanze buone e cattive ma senza di esso non si può vivere.
È stata un’esperienza che senza dubbio rifarei, e che mi ha dato veramente tanto. Mi ha messo nudo tante perché mi ha fatto scontrare con la realtà cruda nella vita e di come questa può cambiare da un momento all’altro. Mi ha lasciata più volte senza parole, sia per cose belle, come la gentilezza di alcune persone, sia per cose poco piacevoli come l’ignoranza, la rabbia profonda contro la vita.
Da tutto ciò però ho imparato che un libro non va giudicato dalla copertina, anzi neanche quando lo si inizia a leggere, nel profondo va giudicato. Ho incontrato tante persone, ho imparato a riconoscere uno sguardo pieno di gratitudine e a farne tesoro, mi son fatta tante risate e ho realizzato quanto siano banali le cose materiali perchè qui chi non aveva niente, ma proprio niente, si è tolto quel poco che aveva per darlo a me, lasciandomi sempre esterefatta davanti a tanta semplicità e grandezza.
È stato bello, a tratti pauroso ma è stato soprattutto intenso, e per questo ringrazio tutti!
Sara
Quando sono arrivato avevo aspettative di poter crescere sia come persona che lavorativamente oltre che poter dare un contributo nell’aiutare persone bisognose.
Non solo queste aspettative son state rispettate ma posso dire di aver trovato una seconda casa dove so di essere sempre il benvenuto.
Marco
Se dovessi riferirmi al significato di servizio civile sta scritto su Internet in parte potrei anche esserne d’accordo, ma fare servizio civile in Caritas ha tutta un’altra storia.
Chi racconta questa storia è Vincenzo un ragazzo di soli 23 anni che grazie al servizio civile svolto in Caritas ha capito che questa parola, anche se non si direbbe, è dotata di polisemia: perché Caritas o Caritàs, come spesso hanno detto i nostri ospiti, non è solo dare un posto caldo ed assicurare un posto per dormire, ma è un mondo a sé stante dove ogni giorno ci sono nuove sfide che ti attendono e che ti permettono talvolta di sbagliare ed imparare da quegli errori ma anche di suscitare curiosità, di apprendere e di stare in contatto con chi voce non ha.
Ecco se mi dovessero chiedere cosa significa per me fare servizio civile in Caritas: è come essere ad un museo e poter vedere tanti quadri con le proprie luci ed ombre ed è questa la cosa bella del servizio civile, quella di essere protagonista ma al tempo stesso fare la tua parte un pò come un visitatore di un museo che fa la sua parte restando immobile ad osservare i quadri e conoscerne la storia grazie all’aiuto di una guida che in questo caso sono stati i nostri OLP che ci hanno guidato in questo percorso fatto di emozioni e sensazioni.
Vincenzo
Vorrei ringraziarvi tutti per il sostegno, l’accettazione e gli insegnamenti che mi avete offerto nel corso di questo percorso.
Questa esperienza ha contribuito significativamente a comprendere il prossimo e soprattutto mi ha dato un’importante consapevolezza in me stesso.
Daniele