Ieri pomeriggio qui in Caritas è stato organizzato un incontro con gli operatori e i volontari, un’occasione per conoscerci meglio e per riflettere insieme sul senso del volontariato e sul cammino che, come Caritas, vogliamo fare insieme.
È stata un’opportunità per prendere maggiore consapevolezza del fatto che siamo chiamati a vivere e a crescere a partire dall’esperienza del dono, prima di tutto ricevuto e, quindi, spezzato e che il volontariato è “una scelta di prossimità”.
Come dice Papa Francesco: “Non basta fare il bene ma occorre farlo bene”. Questo è il nostro desiderio che ci impegniamo a realizzare. Ciò che è sicuramente importate nel fare volontariato è che deve essere una scelta. Per fare una vera scelta è necessario conoscere sé stessi poiché solo così può fiorire il nostro vero io, con i suoi pregi, i suoi limiti, i suoi punti forza e le sue debolezze per essere strumento e dono al servizio dell’altro.
Come operatori e volontari siamo chiamati a camminare insieme, condividere le gioie, le speranze, le domande, le inquietudini per progettare insieme: l’individualismo, il protagonismo, anche nel fare cose buone è fallimentare, è contrario al dono nella gratuità…, è distruggere anche i carismi dello Spirito perché invece di testimoniate il dono – amore si testimonia sè stessi, l’idolatria della persona. È questo un serio lavoro Sinodale che si vuole realizzare in Caritas…
È riconoscendo la nostra fragilità che ci si apre al vero incontro con l’altro, è guardando l’altro negli occhi senza pensare di essere superiori, questo ci permette di creare una relazione autentica ed è in questa relazione che nasce la relazione di aiuto, alla base del volontariato. Il volontario è testimonianza viva di chi percepisce che nella propria vita è importante uscire da sé stessi, dal proprio mondo per aprirsi in un mondo che ha bisogno della nostra presenza.
Viviamo in una società dove regna ingiustizia e oppressioni varie soprattutto nei confronti degli ultimi e i deboli, in questo contesto siamo chiamati a donare amore, poiché è solo l’amore che fa rinascere l’altro e gli apre nuove prospettive e possibilità. È l’amore che rende l’altro non schiavo e dipendente ma autonomo. L’amore è generativo, dà nuova vita, una nuova dignità a chi è smarrito.
Terminato l’incontro di riflessione e condivisione, in serata ci siamo intrattenuti in una cena conviviale, deliziosa e gustosissima.
sr Rossella D’Aniello