Oggi ricorre la VIII Giornata Mondiale dei Poveri, il tema di questa giornata sul quale Papa Francesco vuole aiutarci a riflettere è: La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Sir 21,5), un’espressione tratta dal libro del Siracide. Papa Francesco in questo messaggio ci provoca ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità.
In questo messaggio il Papa dice che siamo chiamati a leggere questa Parola sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza. Nessuno è escluso dal cuore di Dio, dal momento che, davanti a Lui, tutti siamo poveri e bisognosi. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti!
Noi non possiamo e non dobbiamo restare immobili, passivi. Un bellissimo scritto di un anonimo del XIV secolo dice:
Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani, per fare oggi il suo lavoro.
Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi, per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra, per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto, per condurre gli uomini a sé oggi.
Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole.
Papa Francesco ci esorta in questo cammino verso l’Anno Santo, a farci pellegrini di speranza, ponendo segni tangibili per un futuro migliore. Dice che non dobbiamo dimenticarci di custodire «i piccoli particolari dell’amore»: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto… Questi gesti non si improvvisano; richiedono una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera.
Siamo chiamati in ogni circostanza ad essere amici dei poveri, seguendo le orme di Gesù che per primo si è fatto solidale con gli ultimi. Se ci pensiamo bene sono proprio loro a salvarci, a tirarci fuori dalla spelonca del mio egoismo. I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro.
Il Vangelo è chiaro, il nostro Dio prende posizione, si mette dalla parte dei poveri e dei deboli…. Noi da che parte ci mettiamo? … Non è possibile essere dalla parte di Dio senza trovarsi dalla parte dei poveri. Siamo chiamati ad impegnarci concretamente affinchè la dignità di ogni persona non venga mai negata.
Forse non occorre come fece San Francesco sposare “Madonna Povertà” che lui aveva visto nel lebbroso, identificandola come la povertà del mondo intero. Ma certo è necessario vivere la solidarietà con tutto ciò che è piccolo e debole e sofferente e operare perché anche chi è debole e sofferente abbia la sua occasione di riscatto. Siamo chiamati a “lasciarci provocare”: dagli incontri, dalle persone, dai volti e dalle storie degli altri, in particolare dei più bisognosi. Siamo chiamati a condividere la vita con i poveri. Dobbiamo interrogarci sul nostro modo di guardare agli ultimi. Chissà quanti poveri abbiamo accanto di cui nemmeno ci accorgiamo.
L’invito che faccio a me e a voi è quello di aprire gli occhi, gli occhi del cuore e della mente soprattutto per accorgerci di chi è nel bisogno, di chi ha bisogno della nostra mano tesa, della nostra attenzione, della nostra cura. Poi vi auguro di essere coraggiosi e di non tirarvi indietro dinanzi a chi è nel bisogno e vi auguro di essere dono per gli altri in qualsiasi modo potete così da diventare volontari e costruttori di carità. A tal proposito, se volete, potete farlo anche nella nostra Caritas Diocesana ricca di tanti servizi per chi vive nella povertà e nel disagio.
Voglio concludere con le parole di Carlo Carretto che tanto mi stanno a cuore: “Ricordatevi che al mondo tutto è problema, meno una cosa: la carità, l’amore. L’amore solo non è un problema per chi lo vive. Ebbene vi dico: vivete l’amore, cercate la carità. Essa vi darà la risposta volta per volta a ciò che dovete fare. La carità, che è Dio in noi, vi suggerirà la strada da percorrere; vi dirà: “ora inginocchiati” oppure “ora parti”. È la carità che dà valore alle cose, che giustifica “l’inutilità di restare ore e ore in ginocchio a pregare mentre tanti uomini hanno bisogno della mia azione, e la inutilità della mia povera azione dinanzi alla considerazione che la morte distruggerà tutte le civiltà”…. La carità è la sintesi della contemplazione e dell’azione, è il punto di sutura tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio…. Non preoccuparti, fratello, di che cosa fare; preoccupati di amare…. Amando, scoprirai la tua strada; amando ascolterai la Voce; amando, troverai la pace”.
sr Rossella D’Aniello