Diario 29/07/24 ore 3:52
“Notti di atterraggio, ma non di ormeggio”.
Testimoni di speranza, costruttori di pace
Di ritorno o di ripartenza?
È questo il dubbio che attanaglia ogni viaggio verso casa nuovamente… un amico una volta mi disse che non c’è cosa piu bella di un viaggio del tornare verso casa, gli risposi magari banalmente che non torniamo mai, nemmeno da una semplice vacanza, uguali a prima!
Pensando a ciò, anche una semplice sensazione di rilassamento post vacanza può essere una trasfigurazione di un periodo di affaticamento, ma i nostri ritorni delle nostre “vacanze” con Dio trasfigurano in toto tutto ciò cui mettiamo dentro di essa.
Possiam dire quindi di andare verso casa, tornare nella comfort zone solamente fisica per fortuna!
Sarebbe utile stilare un elenco di tutto ciò che di materiale si è vissuto, ma probabilmente sarebbe più opportuno guardare negli occhi ognuno di noi per capire in un attimo quanta grazia e quanto bene è stato ricevuto. Qualcuno sicuramente dirà che più che consapevolezze di luce si sono acquisiti altri dubbi o si son rispolverate difficoltà magari stratificate e nascoste.
Beati anche loro!
Si, perchè nel basso del male provato c’è la occasione di poterlo trasfigurare e affidarlo e trasformarlo in un bene ancor più grande, e come il caro Don Nino spiegava una sera (e non me ne voglia se gli rubo un bellissimo esempio), la vita è assimilabile ad un elettrocardiogramma: quando è piatto vuol dire Morte. Noi otto giovani crediamo fermamente che ciò sia vero, ed è per questo che ci siam messi in gioco anche quest’anno anima corpo e spirito per poterci sentire vivi.
Una esperienza di campo missionario infatti porta a livelli stratosferici di riflessione emotiva, per sentirsi vivi si, ma vivi nella grazia del signore. Abbiamo appreso sicuramente che la fede è il motore della vita, e come Ges§ ci siamo avvicinati a persone cui nessuno vuole avvicinarsi per paura, o perchè spesso ci prendiamo il lusso di pensare che chi è homeless non ha nulla da darci senonchè cose buie.
La mia personale esperienza che porto ora sul tavolo è che solo abbattendo tale barriera si può godere del bene, e che quando meno te lo aspetti, nella situazione piu assurda del mondo, trovi la grazia, e che ancor piu assurdo una persona cui la massa ripudia (come la societa attuale ripudia appunto il dolore, fuggendo dalla realtà) possa farti vedere Dio.
È nel momento in cui si ha il coraggio d’avvicinarsi al dolore che si incontra la fede!
Sento poi la sensazione che abbiam fatto si che anche i nostri ciceroni Andrea, Tommaso, Ylenia, Elena e Beatrice siano stati contagiati da cotanta grazia e che magari un domani ci potremmo reincontrare e parlare che in questi giorni, Dio è passato anche da loro e che avrà resogli la loro ammirabile esperienza più forte e dolce.
“Testimoni di speranza, costruttori di pace”…aggiungerei, senza toglier nulla a Don Nino, “contagiatori di fede”
Giuseppe