Le cicale e le civette

Ludopatia e dipendenza affettiva. Storie di percorsi di in-dipendenza.

Questa mattina ho avuto il privilegio di poter presentare per la prima volta in Caritas il mio libro il cui contenuto tratta il tema delle Dipendenze Patologiche, in particolare dell’Azzardopatia e della Dipendenza affettiva.

La condivisione delle informazioni tecniche, delle riflessioni e degli aspetti più crudi sono stati veicolati in maniera efficace e coinvolgente attraverso la testimonianza personale di un ex giocatore compulsivo.

La mia esperienza di tanti anni al fianco di chi porta una grave sofferenza mi porta a concludere che ogni forma di privazione della Libertà debba fare riflette sul fatto che nessuno può considerarsi immune. La società attuale richiede prestazioni, la necessità di essere sempre al top e per questo è facile desiderare alterarsi, con la chimica, ma anche con i comportamenti distruttivi o con gli amori tossici.

Superare una Dipendenza non è una passeggiata. E’ una viaggio difficile per i pazienti, per i familiari e per gli operatori.

Il confronto di oggi ha presentato tanti interrogativi, a cui non sempre corrisponde una risposta. Dietro ogni Dipendenza ci sta un uomo o una donna, con le sue diversità.

Si sono affrontati concetti base relativi alle dinamiche classiche, l’assuefazione, la tolleranza, il craving, i profili di personalità, le doppie diagnosi.
Ma anche le fasi della “carriera drogastica” e i trattamenti dei percorsi riparativi. Si e’ parlato delle distorsioni cognitive che investono i giocatori compulsivi, e della produzione incontrollata di dopamina che provoca l’anestesia dei sentimenti.

La Dipendenza coinvolge intere famiglie al punto da indurre a diventare co-dipendenti assecondando o nutrendo con manovre sbagliate la malattia dei congiunti.
Spesso la dipendenza affettiva appartiene ai partner dei pazienti giocatori.
Per questo ogni percorso terapeutico che si rispetti prevede il coinvolgimento familiare parallelo.
I pazienti devono addestrarsi alle strategie di contrasto, ma anche individuare le parti vulnerabili di sé che espongono al rischio ricaduta.
I familiari devono prendersi cura del proprio dolore e capire qual é il modo migliore per accompagnarli. Entrambi lavoreranno sui sensi di colpa, sui fallimenti, sulla motivazione al cambiamento e su una comunicazione più efficace.

Si tratta di una patologia per sua natura recidivante e dunque non si abbassa mai la guardia x non rischiare di tornare al tappeto.

Dott.ssa Alessandra Rosa Rosa