Oggi a Salerno ha avuto inizio la X edizione di Migramed promossa da Caritas italiana.
Salerno e la città dell’accoglienza, al suo porto vede approdare numerosi migranti che hanno affrontato il viaggio della speranza.
Viviamo uno scenario geo-politico molto preoccupante: le nazioni provocano guerre con facilità ma poi non accolgono i migranti, li respingono, li ostacolano. In questo scenario siamo chiamati ad essere operatori di pace e di un’accoglienza intelligente.
“Tratterete lo straniero che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso” (Lv 19,34). Questa parola ci guida e ci deve spronare a rimetterci in discussione per vedere come svolgere il nostro servizio.
Gli incontri di questo pomeriggio sono stati moderati da Maria Grazia Mazzola inviata del TG 1. Ci sono stati i saluti del Vescovo Bellandi di Salerno, del Direttore di Caritas italiana Don Marco Pagniello, del Direttore della Delegazione Campania Don Carmine Schiavone e un breve intervento dell’assessore regionale alla sicurezza e all’immigrazione Dott. Mario Morcone il quale ha citato l’articolo 10 comma 3 della Costituzione che dice che se uno straniero è perseguitato nel so paese a causa delle sue opinioni politiche o per altri motivi che violano i principi fondamentali della Costituzione italiana, ha il diritto di chiedere asilo in Italia e di essere protetto.
Il nostro governo, la nostra società, ignora completamente questi valori, è in atto un arretramento incredibile. C’è una falsa narrazione che ha avvelenato la nostra solidarietà. C’è un’ossessione diffusa verso il diverso, questo condanna queste persone bisognose alla marginalità.
È stato centrale in questo pomeriggio l’intervento del professor Mancini che ha esordito dicendo che dobbiamo imparare ad abitare il mondo senza distruggerlo né distruggerci. Veniamo da una tradizione che ha organizzato la vita su un potere tossico, autoreferenziale, che comanda e opprime e non governa i processi. Il potere è allergico all’alterità, al limite, è padre della guerra che è diventata sistema contro le nuove generazioni, contro le donne, contro i migranti, contro i poveri.
È nostro compito uscire fuori dalla logica del potere. Dobbiamo cambiare modo di sentire e pensare per entrare nella logica dell’accoglienza, per sperimentare la fraternità, ritrovare la sintonia con la vita e vivendo la comunione.
C’è comunità quando c’è solidarietà e le persone si umanizzano.
Siamo chiamati ad accompagnare alla cittadinanza e alla reciprocità.
Siamo chiamati ad educare nella pace che significa anticipare la qualità della relazione dove ognuno è accolto.
Molto interessante anche l’intervento della Dott.ssa Alessandra Morelli, già funzionaria ONU ed esperta di risoluzione dei conflitti che ci ha narrato delle sue molteplici esperienze in zone di guerra e povertà.
Oggi più che mai rischiamo di sfociare nel disumano, allora è necessario chiederci: Come educare all’arte dell’umano? Siamo chiamati ad essere alla ricerca dell’umano ferito, inascoltato. È lo sguardo dal margine che ci fa riconoscere l’umano scartato dal potere.
È nell’assolutizzazione dell’identità che nasce il conflitto. Siamo chiamati a costruire l’opportunità della difesa del soffio di vita. È la prossimità che genera spazi, protezione. Siamo chiamati ad essere generatori di prossimità, di spazi. “Io esisto perché esisti tu”.
L’accoglienza è un valore assoluto, è la cartina tornasole di un paese diplomatico, maturo, che non ha paura.
Siamo chiamati ad imparare l’arte dell’umano per rimanere umani. Se scendiamo come pellegrini nella nostra vita interiore, avremo la forza di non abdicare mai al valore della dignità umana e della pace.
L’Eucaristia celebrata a conclusione degli incontri ha portato alla Mensa del Signore tutte queste aspirazioni e speranze.
sr Rossella D’Aniello