C’è qualcuno che parla ai giovani delle guerre che ci sono nel mondo?

La Caritas Italiana, organismo pastorale della CEI, nel 2014 ha lanciato una campagna sul Diritto al Cibo dal titolo “Una sola famiglia umana, cibo per tutti. È compito nostro” che si sviluppa partendo dalla considerazione che ancora oggi nel Mondo più di 800 milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare. In maniera molto sintetica si può affermare che l’80% della popolazione del pianeta vive con meno del 20% delle risorse, mentre il restante 20% della popolazione sfrutta più dell’80% di ciò che il pianeta offre. La Campagna sul Diritto al Cibo rappresenta un’occasione di impegno comune a livello nazionale così come a livello locale.
La Caritas Diocesana Sorrento-Castellammare, con il direttore don Domenico Leonetti e la responsabile dell’area mondialità, Flora Santaniello, ha già aderito nel 2014 e nel 2015, attraverso l’organizzazione di una serie di incontri di sensibilizzazione rivolti agli alunni degli istituti di istruzione superiore e anche quest’anno vuole continuare a mantenere l’impegno. La scelta di rivolgersi alle scuole deriva dalla certezza che la mission della scuola del III millennio debba essere la formazione di un cittadino cosmopolita, andando oltre quella concezione individualista ed edonista che fin troppo si è diffusa e si è radicata nell’essere umano e nel suo processo di crescita e di organizzazione della vita sociale. Uno dei compiti fondamentali di ogni educatore è educare alla mondialità, che significa ben altro rispetto al fornire conoscenze sulla “globalizzazione”, ha infatti a che fare con il restituire la possibilità di sviluppare la consapevolezza di essere parte di un tutto, di appartenere ad un mondo che è ben più grande “del proprio giardino”. Oggi più che mai è di prioritaria importanza formare studenti desiderosi di vivere la scuola e lo studio come “finestre sul mondo” che aprono la mente, per andare ben più lontano dei ristretti confini che troppo spesso sono delineati dai mezzi di diffusione mediatica e informativa, quei confini che la stessa mente individuale e sociale ormai ci impone, per ridurre la vita nel ristretto ambito dei personali interessi e del proprio benessere. Quando c’è riduzione, poi, si perde la complessità, per cui si perdono i collegamenti e senza questi falliscono i meccanismi mnemonici necessari per trattenere il ricordo, per cui si arriva a dimenticare e così anche le tante guerre che ci sono nel mondo finiscono per essere dimenticate, anche se non cessano di fare vittime e che, ormai da anni, affliggono milioni di persone nella sofferenza della fame, oltre che nel dramma della migrazione forzata e, il più delle volte, viene utilizzata proprio la negazione del diritto al cibo come principale strategia di guerra. Il cibo che è vita può diventare così disseminatore di morte in tanti luoghi del mondo che sono da tempo scenari di conflitti aperti, dei quali troppo poco si parla in tanti altri luoghi del mondo in cui gli uomini vivono in pace.
Per questi motivi Caritas intende dare con coraggio il suo contributo e in particolare vuole aiutare a non dimenticare. In questo senso, quest’anno, ha proposto la realizzazione di incontri formativi che hanno il loro focus sul tema delle GuerreDimenticate. Con questo progetto si guidano i ragazzi in una riflessione su quanto lo scenario di pacifica convivenza tra i popoli, che era stato evocato con la caduta del muro di Berlino e la fine della logica della guerra fredda, si sia rivelato presto una fragile illusione, tramutandosi in una lunga stagione di conflitti. Le guerre più mediatiche e le tante guerre volutamente trascurate dalle principali fonti di informazione sono lo specchio di un sistema di relazioni internazionali che troppo spesso antepone l’interesse e il profitto alla pace e alla dignità umana, che immola vittime innocenti al benessere di una piccola porzione di privilegiati.
Attualmente si contano 42 conflitti aperti nel mondo che mietono milioni di vittime silenziose e in maggioranza i morti sono civili (secondo i dati aggiornati ONU si tratta del 90% dei caduti). Siamo dinanzi ad una terza guerra mondiale a pezzi,per usare l’espressione di Papa Francesco, un conflitto mondiale che dilania il Terzo Millennio, mimetizzato da un poliedro di crisi esteso a macchia di leopardo. La guerra è la principale causa del drammatico fenomeno degli esodi forzati. Oggi nel nostro mondo esiste una nazione fantasma, la patria senza confini degli sfollati e dei richiedenti asilo; sono 60 milioni di persone e il 46% sono bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età. Nel Mediterraneo si consuma ogni giorno una delle stragi più cruenti e attuali: il tentativo di centinaia di persone di rifugiarsi dal proprio paese solo per provare a salvarsi, ma nessuna notizia viene data su quello che vivono quotidianamente per cui sono costrette a scappare, perchè restare significa morte certa. Per noi è solo l’Altro, lo straniero, il profugo, da cui bisogna difendersi perché è diverso; nulla sappiamo dell’essere umano con i suoi sogni, i suoi progetti, i suoi legami familiari che ormai la guerra ha distrutto.
Nonostante tutto quanto ne deriva, per la maggior parte delle guerre che ci sono nel mondo vige la legge del silenzio, intriso di cattiva conoscenza e di rimozione collettiva da parte della stampa e dell’opinione pubblica. I numerosi conflitti dimenticati e le drammatiche emergenze internazionali, esigono oggi più che mai che si dedichi grande attenzione alle questioni della pace e della fraternità fra i popoli. Si tratta di temi da articolare nella ricerca di una pacifica convivenza tra le diversità, tenendo presente che al pari del contesto internazionale anche le relazioni quotidiane delle nostre città e comunità ci offrono spesso soluzioni basate sul rifiuto dell’incontro con l’altro, sulla costruzione di muri e barriere, piuttosto che sulla costruzione di un dialogo e sull’accettazione della reciproca umanità.
Su tutto questo, qui sinteticamente riportato, vertono gli incontri formativi, preparati e organizzati da un gruppo di operatori e volontari; si tengono nella sede della Caritas Diocesana, in via San Bartolomeo a Castellammare di Stabia, tutti i lunedì e i giovedì dalle 9.30 alle 12.30. Sono iniziati l’11 gennaio e c’è un calendario stabilito fino alla prima settimana di maggio. Fino ad ora abbiamo incontrato 260 alunni provenienti da sette scuole ed incontreremo in tutto più di 400 alunni di undici scuole presenti sul territorio diocesano. Fino ad oggi tutti i gruppi classe hanno manifestato grande interesse e coinvolgimento, non c’è stato nessun alunno che ha riferito di aver già sentito parlare di questi temi a scuola e solo 5 ragazzi hanno mostrato di possedere maggiore conoscenza rispetto all’argomento trattato, dichiarando di non fermarsi alle notizie date dai telegiornali e di essere spinti a questo dai propri genitori.
A ciascuna classe, anche quest’anno, proponiamo il Concorso finale al quale si partecipa con la preparazione di un video sui temi trattati, così da dare ai ragazzi la possibilità di esprimersi con creatività, lasciando un messaggio al mondo degli adulti. La premiazione della classe vincitrice per il miglior video avverrà nella Giornata Conclusiva del progetto fissata per il 28 maggio presso l’Istituto don Luigi Sturzo a Castellammare di Stabia. Sarà presente tutta l’equipe di volontari e operatori Caritas, il direttore, il vescovo, un referente di Caritas Italiana e ci saranno soprattutto loro, gli studenti che abbiamo incontrato negli sguardi, nei silenzi, nelle domande, nei commenti, con la speranza che abbiano mosso il primo passo per riconoscersi ed essere cittadini del mondo.