Vita donata per stringere mani nel nostro cammino

DIARIO DI BORDO, 26 AGOSTO 2022 ore 22.20

Sarajevo

 

Come sulle montagne russe…

Oggi siamo stati al centro accoglienza profughi di Blazuj, gestito dalla IOM internazionale, vicino a Sarajevo.

Morgan, volontario del servizio civile internazionale presso Caritas Italiana, ci accompagna dopo averci spiegato un po’ della storia della tratta balcanica e il funzionamento di un centro profughi. Partiamo al mattino con il sole, i panini ed il solito buon umore canterino, ma già in macchina, sul tragitto, qualcuno ammette di avere un po’ di ansia… come sulle montagne russe. Strano paragone mi dico. Cosa vorrà dire? Forse perché quando sali sulla cima delle montagne russe provi gioia, eccitazione ma anche spavento? Da lassù in effetti vedi le cose che forse ti aspetti, e sai che scenderai in grande fretta e sarai alla fine li tra le cose, con un po’ di capogiro.

Sappiamo cosa aspettarci dai racconti, i telegiornali, film e social media, ma girata la curva di una strada secondaria davanti al cancello ci troviamo davanti la realtà che sempre era per noi oltre: oltre lo schermo, oltre la testimonianza, oltre il sentito dire.

Tra file per entrare, indicazioni su cosa dire e fare, entriamo piano piano, in gruppo e ben visibili, in una piccola oasi di partenze: 1000 uomini ospitati, oltre 100 arrivi al giorno e oltre 100 partenze al giorno. Si perché chi arriva qui dal Pakistan, dall’Afganistan, dall’Iran, dall’Africa parte e parte ancora, da un centro profughi all’altro, attraversando kilometri, maltrattamenti, fame e freddo, per arrivare ad un sogno di vita migliore.

Eppure tra parole, giochi, canzoni e balli, il terreno della fratellanza azzera tutta la fatica e la tristezza, lo spavento e l’imbarazzo, e anche noi ci apriamo ai sorrisi pieni di stupore, gioia e curiosità di chi? Di chi ci sfida al ballo con palloncino, di chi ci dice grazie per un bicchiere di the freddo, di chi ci racconta la sua storia, di chi ci dice “benvenuti” come se la loro casa fosse per un attimo quel materasso per terra, sul campetto di calcio.

Come sulle montagne russe, alla fine, la giornata si conclude.  Torniamo a casa. La macchina si ferma, per un attimo hai vinto la paura e lasci la mano del tuo fratello accanto che hai stretto forte e lo guardi, ringraziando di essere vivo, ringraziando la vita che ci è donata per questo: per stringere mani nel nostro cammino.

 

Marika De Rosa