Spesso si dice che gli immigrati danno fastidio, sono pericolosi, sono dei delinquenti, bisogna tenerli alla larga, però che strano il fatto che tutto ciò non è più “vero” se sono bravi a giocare a pallone, sanno cantare o altro…
Il mondo non funziona bene, è diviso a compartimenti e a scale. Si prendono le distanze da chi è diverso, viviamo l’uno accanto agli altri senza neppure accorgerci gli uni degli altri. Dio ci chiede di cambiare questo modo di vedere e di pensare, ci chiede di costruire una società in cui ognuno si possa finalmente sentire a casa.
Che faremmo noi se vivessimo nella nostra terra un inferno per fame, per guerra, per forti discriminazioni? Quella degli immigrati non è una vacanza, vengono da noi perché la vita nelle loro terre è un inferno e vale la pena per loro rischiare, in tantissimi casi affrontando “un viaggio della speranza”. Loro cercano ciò che desideriamo anche noi: dignità, pace, scuola, cibo, in pratica loro vogliono vivere.
“L’immigrazione non è un problema per le nostre comunità ma i cuori dei cristiani sono ancora chiusi. Siamo capaci di mettere insieme l’ingiustizia e l’Eucaristia e questo non si può! L’amore non si delega!”, queste le parole di Sua Eminenza Francesco Montenegro al Coordinamento Nazionale Immigrazione a Caritas Italiana.
Il XXXI Rapporto Immigrazione 2022 “Costruire il futuro con i migranti” tra le varie problematiche ha rilevato un preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati. Il quadro socio-anagrafico si presenta per diversi aspetti preoccupante e pone l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai ragazzi stranieri, anche per non disperdere il potenziale prezioso che rappresentano per un’Italia sempre più vecchia.
“Se io fossi un migrante di 20/30 anni che deve stare tutta la giornata senza far niente ad aspettare una risposta sul proprio futuro, dopo alcuni giorni mi incattivirei anche io. Sono dei ragazzoni che avrebbero voglia di fare qualcosa con i nostri ragazzi e non gli è permesso. Sono però costretti a stare dentro i centri di accoglienza senza far niente per mesi, a guardare la strada e il cielo. E pretendiamo pure che diventino lindi e pinti? Questa sarebbe accoglienza?” (Card. Francesco Montenegro).
Il nostro cuore deve essere casa per dare accoglienza. Accogliere lo straniero è fare spazio nella città, nelle leggi, nella casa, nelle amicizie. Questo è cosa diversa dalla beneficenza, perché il forestiero va accolto con riguardo, con delicatezza, umilmente.
Noi cristiani dobbiamo ricordare sempre che il nostro riferimento è il Vangelo. Scegliere la via dell’individualismo e dell’egoismo vuol dire mettere il Vangelo sotto i piedi, è eliminare Gesù dalla nostra vita.
“È necessaria non solo l’accoglienza ma la fraternità che accetta e costruisce sulla diversità. Insieme si costruisce il futuro. Non stiamo vivendo un annientamento dell’uomo come annientamento di Dio? Non può essere il colore della pelle a farci diversi. Il colore del cuore è uguale per tutti. – ha ribadito Sua Eminenza Montenegro -. Siamo chiamati a far funzionare il cuore. Siate operatori della carità. Scandalizzate gli altri con i segni dell’amore, altrimenti il vostro servizio è inutile”.
Bisogna mettere al centro l’uomo. Ogni uomo ha una dignità, ogni uomo ha diritto ad essere difeso, ogni uomo ha diritto di vivere. Questa gente vuole vivere! Il Vangelo ci chiama alla condivisione, ad un amore che condivide l’esperienza del Samaritano che si china sul bisognoso, lo rialza e gli cammina accanto finché ha bisogno.
suor Rossella D’Aniello