Spaventa tanto dolore. Ogni anno più diffuso, ogni anno più evidente. Il dolore che nasce dal sentirsi estromessi dalla festa del Natale, perdenti, abbandonati, soli. Sentimenti che vivono spesso i nostri amici e fratelli più bisognosi…
Abbiamo vissuto insieme un momento di ritiro spirituale in preparazione del Natale, del vero Natale… Perché dobbiamo ammettere che il Natale un pò ci è stato rubato e tragicamente non abbiamo nemmeno sporto denuncia, non ci siamo mossi per cercare di recuperarlo. Forse ci va bene così com’è diventato: la festa della bontà più zuccherosa e banale, un collettivo e vago richiamo alla tenerezza che si dimentica il giorno dopo, la gloria dei luoghi comuni sulla famiglia, sul volersi bene, sull’emozione natalizia. Una grande festa di compleanno in cui l’unico a non essere invitato è il festeggiato. Un Natale senza Gesù. Un vero delirio.
Eppure in questo fermarci insieme abbiamo potuto soffermarci con infinito stupore e gratitudine che nel Natale Dio si fa uomo, si rende accessibile, proprio per colmare ogni dolore e ogni solitudine. Ma è necessario riconoscerlo, accoglierlo.
Ripercorrendo i brani del Vangelo che narrano della nascita di Gesù, abbiamo visto come Egli è stato riconosciuto dagli ultimi del suo tempo, da Maria e da Giuseppe, i suoi giovani e spaesati genitori; dai pastori, gli zingari di allora; dal vecchio Simeone, scoraggiato e stanco; dai Magi, curiosi cercatori di verità.
Lo sguardo dei nostri amici era colmo di stupore, di emozione, di commozione, di meraviglia, di malinconia anche nel prendere tra le braccia una piccola statuetta di Gesù Bambino. Chissà quanti pensieri nella loro mente…, quanti desideri nel loro cuore…
Dio viene per chi non se lo aspetta, per chi non si aspetta più niente dalla vita, per chi è spinto ai margini della società, per chi è stanco e spento. È nato per chi è dolente e piegato. Dio si fa accessibile, incontrabile, neonato fragile indifeso. Anche la più semplice delle storie, la più insignificante delle vite, possono realizzare il disegno di Dio che non ha bisogno di persone straordinarie ma di persone che sappiano cogliere e accogliere Dio che viene.
Dio sceglie il più piccolo e insignificante fra i paesi, la più piccola e umile fra le donne perché nessuno mai, da allora in avanti, si sentisse fallito, si scoprisse perduto, si immaginasse inutile. Nessuna vita è perduta mai davanti allo sguardo di Dio. Questo ci dice il Natale. Se tutto è iniziato da Nazareth è perché ciascuno di noi nonostante i fallimenti, le tristezze, può sentirsi a proprio agio, qualsiasi situazione vive, poiché dal fondo è iniziata la salvezza.
C’è stato un momento preciso nel quale ciascuno di noi si è immedesimato nei pastori. Tanti tra i nostri amici, come i pastori a quel tempo, non hanno una vera casa in cui poter rientrare, non godono di buona fama e non si aspettano nulla dalla vita.
Eppure proprio a loro un angelo, un messaggero annuncia: “È nato per voi il Salvatore”. Il segno è un bambino in una mangiatoia. Un angelo proprio per loro, un Salvatore proprio per loro si vuole far raggiungere e conoscere, non si nasconde dietro a strani disegni, dietro a bizzarre teorie.
Si è un Messia tutto per noi, un Messia per chi non se lo aspetta, per chi pensa di non meritarlo, per chi ne ha un bisogno infinito. I primi a riconoscere Dio sono gli ultimi. I pastori ci credono vanno e danno gloria a Dio. Ma poi non restano lì, tornano al loro gregge lodando Dio, tornano allo stesso lavoro, alla loro vita uguale, meschina, misera ma il loro cuore ora è cambiato. Che meraviglia Dio si rivela agli ultimi e a chi si fa ultimo!
Con questo spirito di attesa…, di speranza…, abbiamo concluso il nostro ritiro premiando la parrocchia di Santa Maria del Lauro di Meta per il concorso RaccontiAmo con un click e abbiamo condiviso un ricco e gustoso pranzo in fraternità. Si perché noi insieme siamo una fraternità che desidera camminare insieme.
Dio nasca davvero nel nostro cuore, il Dio vero, non quello dei nostri deliri, delle nostre aspirazioni. Ma il vero Dio, il Dio che condivide con i poveri, che salva chi pensa di essere perduto. Facciamo della nostra vita una culla, un luogo che accoglie questo Dio. Nonostante tutto la vita non deve essere così male, se Dio la abita.
suor Rossella D’Aniello