Nicodemo e il coraggio di rinascere. Dalla notte alla luce.

Sabato 24 febbraio in Caritas abbiamo vissuto il ritiro di Quaresima: “Nicodemo e il coraggio di rinascere. Dalla notte alla luce”. Ho avuto la gioia di animare questo ritiro.
Nicodemo ha accompagnato i nostri passi per uscire e tirare fuori quelle che sono le nostre notti; le notti che ci attraversano, o che ci hanno attraversato e che continuano ancora a farci toccare il fondo.

La notte nei Vangeli, soprattutto per l’evangelista Giovanni, indica la tenebra che tenta di soffocare la luce di Gesù, è qualcosa che si vive dentro di noi. Notte è quando non abbiamo riferimenti e non sappiamo dove andare; quando la confusione è tale da sentirci persi; quando non c’è nessuna luce e nessuna speranza dentro di noi. Quando tutto sembra finito, quando la nostra vita sembra di non avere più senso e ci si trascina stancamente, questa è la notte che abita in noi. Tutti noi viviamo nella nostra vita delle notti, alcune ci fanno sprofondare nell’abisso, altre sono cariche di dolore, che ci costringono a stare soli e vivere nella tristezza.

Abbiamo cercato di tirare fuori, di riconoscere e dare un nome, al dolore della propria notte proprio attraverso l’incontro nella notte tra Nicodemo e Gesù, leggendo il passo biblico Gv3,1-21. Anche noi come Nicodemo siamo stati invitati a cercare una prospettiva nuova, la stessa che Gesù nel Vangelo indica a Nicodemo, la prospettiva spirituale quella di rinascere dall’alto: «Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio» (Gv 3, 3). Se uno non rinasce non potrà avere il coraggio di vedere la Luce nella propria esistenza.

Abbiamo riflettuto su questa risposta di Gesù a Nicodemo. Nella nostra vita abbiamo due nascite, la prima è quando nasciamo da nostra madre. È la nostra nascita ma non lo abbiamo deciso noi di farlo. Quasi sempre nella nostra vita abbiamo bisogno di una seconda nascita, di una rinascita dove “adesso tu decidi di partorirti;  di nascere, di vivere, di espanderti, di realizzare il potenziale che sei, di venire fuori, di emergere. Adesso ti partorisci tu”. Questa nascita dipende da tee da nessun altro. Nessuno può costringerti a rinascere, a vivere cioè in prima persona la tua vita e a viverla secondo la tua forma.

La seconda nascita è dolorosa, soprattutto per te, perché devi mettere fine ad un mondo (il mondo della dipendenza dagli altri) per nascere al mondo dello Spirito (il mondo della libertà). Ed è proprio questa seconda nascita che ti permette di mettere fine alla tua notte. Ma è possibile rinascere, solo se ci crediamo realmente. Credere significa far luce nella propria vita, portare luce. E chi fugge dalla verità, chi rifiuta la Luce, si condanna da solo alla notte.

Condividendo in piccoli gruppi la nostra notte abbiamo scoperto la possibilità che l’altro ci dà di intravedere la Luce nella nostra notte. Solo guardando in su, in cielo, possiamo trovare la Forza e la Luce. E quando ti senti angosciato, solo, depresso, disperato, guarda su, guarda la Croce e ti sentirai amato e avrai il coraggio di uscire dalla tua notte e di ritrovare la vera Luce.

Don Giuseppe Miccio