UNO SGUARDO AL PASSATO PER SOGNARE UN FUTURO – La Caritas Diocesana nel Tempo della Pandemia

      “ TU , Signore, provvedi il cibo nel tempo giusto a chi ha gli occhi rivolti in attesa. TU apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente …   

Il Signore sostiene l’orfano e la vedova” 

 ( sal.145,15-16; 146,9 )       

 

      E’ passato un lungo tempo segnato da grande dolore e sofferenza per tutti e per molti anche un tempo drammatico in cui l’epidemia sanitaria ha rotto ogni schema  e ci ha fatto ripensare il nostro modello di vita, la qualità delle nostre relazioni e il senso della nostra fede.

Ci siamo “ immersi nell’emergenza “ per accogliere il grido dei più poveri in cui si manifestano le necessità immediate e impellenti ma anche per comprendere il senso di questo tempo e cosa il Signore ci ha voluto e ci vuole narrare in tutta questa lunga storia che abbiamo vissuto e che dobbiamo vivere.

La Caritas Diocesana , le Caritas Parrocchiali e le diverse comunità  parrocchiali e Religiose  della nostra Diocesi  hanno vissuto la“ CARITA’  “ con concreti e coraggiosi  gesti e con tanta dedizione.

Ma tutti sappiamo che mentre questa emergenza sanitaria si è rallentata in Italia, sta sempre più emergendo una grave crisi sociale ed economica estesa ai diversi ceti sociali: attività commerciali chiuse, piccoli imprenditori in crisi, attività alberghiera ridotte, disoccupazione galoppante, mancanza di liquidità, povertà vecchie e nuove, stress psicologico, nervosismo sociale e i poveri ancora più poveri: sono coloro a cui manca il minimo per una vita dignitosa che soddisfi i bisogni quotidiani e vitali.

Di fronte a questa umanità sofferente  varie sono state e sono  le iniziative concrete di sostegno della Chiesa: Aiuti spirituali ed economici di Papa Francesco, dei Vescovi Italiani, delle Curie, delle Caritas Diocesane , delle Caritas Parrocchiali, delle Fondazioni (per la nostra Diocesi “ EXODUS ‘94 “), delle Associazioni, e di tante persone sensibili  che vivono nel nostro territorio.

Di fronte a tutta questa vita di “ Carità diffusa “ risuonano spesso le parole vere del Sal. 145/146:

TU , Signore, provvedi il cibo nel tempo giusto a chi ha gli occhi rivolti in attesa. TU apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente… Il Signore sostiene l’orfano e la vedova” 

Questo è avvenuto e  sta avvenendo e in questo periodo di continui cambiamenti spinge oggi, ancora una volta, la Caritas Diocesana a dare risposte utili ed immediate, alle tante persone e a cambiare e migliorare servizi e orari senza perdere ciò che il “ TEMPO più sofferto “ ci ha insegnato.

Questo nuovo tempo ci ha spinto concretamente a:

  • Un attento Ascolto diretto per un sano discernimento per un concreto accompagnamento;
  • A ricercare sui “diversi siti” spazi lavorativi per informare persone in cerca di lavoro;
  • Portare a conoscenza le persone più povere dei benefici statali o regionali o comunali possibili e già deliberati;
  • Sostenere l’ emergenza abitativa ( sfratti da alloggi, sostegno economico per affitti e arretrati, utenze varie…);
  • Aiutare con alimenti e prodotti per l’ igiene famiglie e singoli che fanno molta fatica ad arrivare a fine mese a causa della perdita del lavoro; ( Esperienza dell’Emporio Solidale )
  • Accompagnare  psicologicamente e spiritualmente le donne duramente provate in questo periodo e nel prossimo futuro; ( anche con la costante collaborazione e con il sostegno economico del Centro di Ascolto “ SORA AQUA “ );
  • Far fronte  ai bisogni dell’infanzia ( alimentare, sanitaria, igienica…);
  • Soccorrere le famiglie per spese scolastiche dei figli ( iscrizioni, libri, materiale didattico, Tiket mense, trasporto … );
  • Donare “ Buoni Acquisti Caritas“  per piccole necessità quotidiane (bombole gas, tiket sanitario, scarpe, intimo…);
  • Riorganizzare la Mensa quotidiana mezzogiorno e sera secondo le nuove disposizioni; ( metter fine alla Mensa d’Asporto);
  • Ripensare le Relazioni e le collaborazioni con le Caritas Parrocchiali (attraverso la Formazione, i servizi vari e distinti e anche attraverso “il servizio Emporio e Agea-Fead”);
  • Rimodulare l’Uso della Lavanderia per interni ed esterni;
  • Studiare e applicare presto le nuove possibili modalità per l’Accoglienza temporanea nei dormitori, luoghi molto delicati per il tema sanitario e in questo tempo ancora di più; ( la nostra attuale struttura è molto limitata e condizionante);
  • Ripartire con l’accoglienza delle persone che possono fare esperienza di volontariato sociale in Caritas come “esecuzione di pene alternative al carcere”;

 

Avere ancora più cura :

–  dei grandi Temi riguardante la Mondialità che in questo momento storico hanno fortemente bussato alla porta dei nostri stili di vita, della società, della politica e dei processi educativi;

–    dei Processi Migratori che saranno sempre più presenti e pressanti nei prossimi anni e continueranno ad interpellarci come persone credenti;

–  dei Migranti accolti in Caritas a C.mare  e a Sorrento con il progetto “ Il Ponte “ con la formazione, la scuola, il lavoro  , l’inserimento sociale…) e  la possibilità di continuare questa accoglienza con i Corridoi Umanitari con nuove famiglie tentando di  sviluppare un rapporto più diretto con le comunità parrocchiali.

E’ un tempo che ci obbliga:

  • a collaborare, a fare rete, unificare le risorse;
  • a dialogare sui percorsi e le modalità da seguire;
  • a differenziare i servizi in uno stesso territorio;
  • a ricollocare e aggiornare, con urgenza,  le nostre strutture Caritative;

  si tratta non solo di DARE ma di CAPIRE,  ACCOMPAGNARE con dignità le persone, le famiglie che sono fortemente messe alla prova e i tanti poveri che “restano fuori” da tutti i circuiti di sostegno. E’ tempo in cui la Chiesa con  le comunità  è chiamata più, di prima , a stimolare  con energia

  • le istituzioni che hanno dei doveri ben precisi verso i cittadini ;
  •  i datori di lavoro che hanno doveri precisi verso i dipendenti.

E’ questa la nuova sfida per la cura delle persone cadute in una povertà disumana e per ridare dignità e futuro alle persone secondo le loro aspirazioni e capacità».

                                    

 Sappiamo pure che l’attenzione della Chiesa che vive nella Carità non può far fronte da sola  a un mondo così trasformato e a una situazione così grave: la concretezza della solidarietà aiuta, ma è convinzione di tanti che è  il momento di mettere in campo nuovi strumenti non solo legati alla Carità ma soprattutto occorre lavorare per far crescere la coscienza della partecipazione democratica attiva  per rinnovare  la società , la politica, i sindacati, le strutture economiche nella speranza di radicali cambiamenti.

 E’ questo anche un tempo di promuovere e sostenere il volontariato, in particolare quello giovanile in collaborazione con la Pastorale Giovanile : in tanti luoghi d’Italia è stata proposta questa iniziativa  sotto il titolo “Giovani e Servizio”: formazione che è trasversale per tutti i gruppi giovanili: non si fa vera esperienza di Chiesa senza farsi dono in un servizio costante al prossimo.

La carità non si è fermata e non si fermerà.  Le azioni e i progetti di chi per missione ha scelto la cura del prossimo non si  bloccherà.

Però l’orologio della speranza, potrà segnare ore migliori se insieme riusciremo a risvegliare la coscienza comunitaria capace di progettare un futuro diverso come Comunità e come Istituzioni pubbliche.

Così il Signore continua e continuerà a provvedere il “CIBO nel tempo GIUSTO”.

Vorrei concludere queste riflessioni e comunicazioni della Caritas Diocesana condividendo con voi uno scritto letto qualche giorno fa:

“​No, non mi rassegno.

Questa non è una guerra, noi non siamo in guerra. Ma allora, se non siamo in guerra, dove siamo?

Siamo in cura! Ora, sia la guerra che la cura hanno entrambe bisogno di alcune doti:

forza (altra cosa dalla violenza), perspicacia, coraggio, risolutezza, tenacia anche.

Poi però si nutrono di alimenti ben diversi.

La guerra necessita di nemici, frontiere e trincee, di armi e munizioni, di spie, inganni e menzogne, di spietatezza e denaro…

La cura invece si nutre d’altro: prossimità, solidarietà, compassione, umiltà, dignità, delicatezza, tatto, ascolto, autenticità, pazienza, perseveranza… Per questo tutti noi possiamo essere artefici essenziali di questo aver cura dell’altro, del pianeta e di noi stessi con loro. Per questo la consapevolezza di essere in cura – e non in guerra – è una condizione fondamentale anche per il “dopo”:

il futuro sarà segnato da quanto saremo stati capaci di vivere in questi giorni più difficili, sarà determinato dalla nostra capacità di prevenzione e di cura. Le guerre finiscono – anche se poi riprendono non appena si ritrovano le risorse necessarie – la cura invece non finisce mai. “

 

 

Castellammare, 29.06.2020    

don Mimmo Leonetti

                             Direttore Caritas