Abbiamo iniziato questo quarto e ultimo giorno del 43mo #ConvegnoCaritas2023 meditando il Vangelo secondo Marco nel quale si legge di una donna che versò sul capo di Gesù un profumo di puro nardo di grande valore. Ebbene si non si può amare senza essere eccessivi!
La mattinata è continuata con la testimonianza di Elisabetta Chiabolotti: “Ero nella periferia più lontana di questa terra, nel limbo dove decidere dove andare, nel
limbo tra la vita e la morte. A ventun’anni c’è stato un grande macigno da superare. Stavo sciando, cado, lì per lì mi rialzo, rientro a casa e dagli accertamenti rilevo un idrocefalia. Dopo sei mesi dall’intervento un pomeriggio vado a riposare e non mi risveglio più Vado in coma. Molteplici sono stati gli interventi e le complicanze. Nessuno ha mai smesso di sperare. Non mi hanno fatto perdere la dignità di persona”. “Amore, fede, determinazione, speranza, pazienza, azione, erano le fievoli luci che squarciavano il buio nel quale ero immersa e nel quale erano immersi gli altri che mi circondavano”. Dopo un anno di buio, era il 15 agosto, i miei genitori erano lì a sorvegliarmi dico: “Voglio girarmi”. E mia madre: “Provaci da sola”. “Questo ha fatto la differenza tra una buona rieducazione e la ripresa della vita. Lo feci. Con un click si riaccese il mio cervello. Mi sentivo come una scarpa lesa, informe, usurata. Era una scarpa da buttare. Alla protezione, all’aiuto della mia famiglia e delle mie amiche, alla professionalità dei sanitari devo aggiungere la mia volontà – mi son detta – solo così la speranza si sarebbe concretizzata, realizzata”.
Nel corso della mattinata c’è stata una tavola rotonda di giovani delle Caritas della Campania che ci hanno raccontato come ha avuto inizio il loro approccio alla Caritas.
In conclusione del 43mo #ConvegnoCaritas2023 il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, ha tracciato degli orientamenti che aprono prospettive: “Siamo Chiesa che vuole vivere anche il mistero e il ministero dell’evangelizzazione partendo dall’incontro con i poveri e dal servizio con i poveri… Siamo chiamati ad abitare le relazioni. Nell’abitare le relazioni annunciamo il Vangelo perché siamo discepoli. Siamo uomini e donne di fede e la fede genera nella comunione. Prima dell’organizzazione scegliamo di vivere in comunione, scegliamo di abitare il territorio, le periferie, le relazioni facendo la nostra parte e invitando gli altri a fare la propria parte… È necessario attuare un piano di corresponsabilità, che parta dalla scelta di rimuovere i macigni e ricomporre le fratture che ci impediscono di andare avanti, imparando a discernere insieme, co-progettare e creare reti comunitarie…






