XXXII Rapporto Immigrazione

"LIberi di scegliere se migrare o restare".

Il 17 ottobre, giornata di preghiera e di digiuno per la Pace in questo contesto internazionale molto preoccupante che stiamo vivendo a causa dei recentissimi fatti successi in Israele e non solo…, è stato presentato a Roma presso NH Hotel The Church Palace, in via Aurelia 481, il XXXII Rapporto Immigrazione 2023, promosso da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Lo slogan di quest’anno è: “Liberi di scegliere se migrare o restare”.

È il messaggio del Papa incentrato sul diritto di ogni persona a scegliere se migrare o restare nel proprio paese ad ispirare l’edizione del Rapporto Immigrazione. Il Papa fa presente, e i dati nel Rapporto lo evidenziano ulteriormente, che sempre più persone nel mondo sono indotte a migrare a causa di conflitti, persecuzioni, disastri ambientali, povertà, ecc… e che molti di loro per farlo sono costretti a mettersi in mano a pericolosi trafficanti e rischiare la vita in viaggi della speranza. Le tragedie che accadono non possono e non devono diventare una giustificazione per limitare il diritto delle persone di migrare, rendendo l’ingresso e il soggiorno nel nostro paese una sfida impossibile.

È essenziale, come dice il Papa, affrontare le cause profonde dello sfollamento e lavorare per soluzioni durature per fornire una risposta basata sui diritti, dignitosa e duratura. Questo permetterebbe di poter restare nel proprio Paese di contribuire alla sua crescita sociale, economica, culturale.

Per realizzare ciò è necessario colmare i profondi squilibri economici e di potere che caratterizzano i rapporti fra le potenze mondiali e i paesi più poveri, al fine di favorire la pace e la stabilità economica e politica della Casa comune. Solo la giustizia e il rispetto della dignità di tutti possono portare alla pace e garantire tutti i diritti, anche la libertà di migrare o restare.

Nel Rapporto si è messo in evidenza che i flussi internazionali si complicano, anche in seguito al ritorno della guerra in Europa. Al 1° gennaio 2023 le stime dell’Istat indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia. Quanto alla distribuzione territoriale, continua a prevalere l’inserimento nel Nord Italia. La Lombardia si conferma la regione più attrattiva, segue il Lazio, l’Emilia Romagna, il Veneto e il Piemonte. Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia, ai quali seguono i cittadini marocchini e albanesi, c’è sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche rispetto a quelle africane come la tunisina, la senegalese, la nigeriana. Si stanno consolidando presenze dal Bangladesh e dal Pakistan. Il maggior numero di nuovi nati è rumeno, seguito da marocchini e albanesi. Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione.

Fra il 2021 e il 2022 gli occupati sono cresciuti del 2,4% e complessivamente si sono ridotti sia il tasso di disoccupazione (-14,3%) che di inattività (-3,6%). L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore del Turismo e ristorazione e nelle costruzioni; tuttavia la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura seguita dalle Costruzioni e dall’Industria in senso stretto. L’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente e il restante 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “al più secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale.

Fra le difficoltà principali che i lavoratori stranieri riportano nel trovare un lavoro in Italia vengono indicate “la scarsa conoscenza della lingua italiana”, “discriminazioni dovute all’origine straniera”, “mancanza del permesso di soggiorno o della cittadinanza”, “mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero”.

In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 600 mila stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. Tale svantaggio, rafforzatosi a partire dal 2008 (anno della grave crisi economico-finanziaria), ha oggi raggiunto livelli ancora più preoccupanti e strutturali a seguito della pandemia da Covid-19. Da un anno all’altro peggiora in modo preoccupante la condizione dei disoccupati: tra loro risulta povera quasi una persona su due. Accanto poi alle fragilità, di chi è senza un impiego, si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della in-work poverty, ormai noto nel nostro Paese, ha registrato un forte inasprimento negli ultimi anni, tra stranieri e non. Secondo le ultime stime Istat, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati, come gli operai. Un ultimo elemento di criticità è infine quello legato ai minori: si contano 1 milione 400 mila bambini poveri e un indigente su quattro è un minore. L’analisi dei bisogni complessivi, raccolti da volontari e operatori (nel 2022 le persone straniere incontrate nei soli Centri di Ascolto e servizi informatizzati Caritas sono state 145.292, su un totale di 255.957 individui), conferma per il 2022 una prevalenza delle difficoltà di ordine materiale, in linea con gli anni precedenti.

Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360. Si tratta di poco meno di 7 mila alunni in più rispetto all’anno precedente. Le regioni con la maggior presenza di questi alunni si confermano Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Sul fronte sanitario, il contributo dei cittadini stranieri residenti in Italia dice di 77.500 professionisti sanitari di origine straniera nel 2022, di cui il 65% sprovvisto della cittadinanza italiana.

Nel dibattito pubblico il binomio immigrazione-sicurezza rimane di stringente attualità, generando un diffuso clima di paura e di intolleranza. Nel 2022 la componente straniera è rimasta sostanzialmente in linea con il dato dell’ultimo anno, con 17.683 detenuti stranieri su 56.196, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi 16.961 sono uomini e 722 donne. Una grossa fetta dei reclusi ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni. l continente africano si conferma il più rappresentato in carcere, in particolare, sono i detenuti nordafricani, Marocco, Tunisia. Segue poi il continente europeo. I reati contro il patrimonio e quelli contro la persona rappresentano i principali motivi di detenzione per i detenuti stranieri. A seguire, i reati in materia di stupefacenti e quelli contro la pubblica amministrazione. Rispetto all’anno precedente si è assistito ad un consistente aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani che stranieri, questi sopravanzano numericamente gli italiani.

I cristiani nel loro complesso rafforzano la propria posizione di maggioranza assoluta tra gli stranieri residenti sul territorio nazionale al 1⁰ gennaio 2023, tale crescita è da attribuire ampiamente alla componente ortodossa.

Quanto emerge dal Dossier ci fa comprendere ancor più quanto Papa Francesco afferma per la Giornata del Migrante e del Rifugiato: “Per fare della migrazione una scelta davvero libera, bisogna sforzarsi di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale”.