In data 18/09 una delegazione degli operatori CDA della nostra Caritas e una piccola rappresentanza dei giovani in servizio civile hanno partecipato al convegno “No alle nuove dipendenze. La libertà è un valore”, organizzato dall’arcidiocesi di Benevento. Il focus del convegno si è concentrato attorno alle criticità che caratterizzano il fenomeno delle dipendenze patologiche nella sua complessa e continua evoluzione, cosa che di per sé ne rende difficile l’esatta connotazione.
Si è partito dalle definizioni del termine gioco che ha il doppio significato di divertimento/attività ludica.
Sono intervenuti nel dibattito Magistrati e Psicologi, oltre al Direttore della Caritas che ha centrato la sua attenzione sul tema della speranza e sono differenze tra play e gambling, termini molto diversi che rimandano al gioco sano e alla patologia dell’azzardo.
In Italia nel 2023 18 milioni di persone sono coinvolte nelle pratiche dell’azzardo, con 300.000 persone in patologia conclamata. Le motivazioni vanno dalle “promesse” di vincite, di sedazione dell’ansia, di evasione e le pratiche scelte sono soprattutto di tipo digitale/virtuale. Molti ragazzi sono coinvolti e in breve tempo si evidenzia la trappola deve distorsioni cognitive e l’attivazione dei meccanismi cerebrali nel sistema della ricompensa, con gravi ricadute sull’impulsività e sul controllo.
Ancora oggi non esiste un trattamento globale adeguato dopo l’attivazione del LEA. Si evidenzia la necessità di una riforma capace di armonizzare sia trattamenti individuali, di gruppo, farmacologici e sia la formazione degli adulti.
La richiesta dietro la dipendenza è un grido di aiuto dal dolore emotivo, dall’ansia della competizione, dalla povertà in senso ampio. Importante la riflessione sulla necessità della norma sanzionatoria, che va dalla libertà di impresa alla dignità di chi ne usufruisce. Il diritto alla salute (art. 32) è fondamentale e non può prescindere dalla regolamentazione in materia di “gioco pubblico” (legge delega). Limiti di giocata e di vincita, discipline delle sale e delle agenzie, autolimitazioni non sono del tutto sufficienti a tutelare i soggetti più vulnerabili. La play card (tessera di giocatore virtuoso) è una proposta che limita la libertà di gioco.
Al centro i principi, le persone e la sua dignità basati sui valori espressi dalla Costituzione. Un rilievo estremo è dato alla Formazione come modalità privilegiata di Prevenzione. Il senso di comunità smarrito, le relazioni sfilacciate (meno evidente nei piccoli centri), un altro importante punto di riflessione può essere la Caritas come il primo osservatore sul campo. La sola repressione non basta nelle dipendenze, lo sforzo necessario deve andare nella direzione del cambiamento culturale.
La ludopatia si intreccia al sistema penale per le compromissioni con l’usura e poi i reati per l’illegalità connessa a queste pratiche. I pensieri e gli agiti suicidari fanno parte della patologia e hanno ricadute non solo sull’individuo e sulle famiglie, ma sull’intera società, che è costretta a pagare costi altissimi.
La formazione è uno strumento di resilienza della comunità intera (giovani, scuola, famiglie, parrocchia). Percorsi di formazione sulla gestione del denaro e le testimonianze dirette hanno un forte impatto preventivo.
L’osservatorio è un altro strumento di monitoraggio utile allo studio del fenomeno e all’individuazione di strategie di confronto. L’informazione sul calcolo delle probabilità, sui meccanismi casuali e matematici è un altro aspetto preventivo efficace, mentre è del tutto inefficace il “Do not” (divieto assoluto). I normali presidi e centri di ascolto (SERD) sono poco accessibili ai più giovani e per questo va potenziata la formazione degli insegnanti delle scuole e degli ausili familiari ai giovani (robotica, informatica…).
I ricercatori che studiano l’impatto della dipendenza sulla generazione Z hanno concluso che esiste una vulnerabilità nei giovani basata sul fatto che il sistema ludico della ricompensa non è completamente idoneo a controllare gli impulsi (neuroscienze). Depressione e ansia sociale sono elementi presenti e preoccupanti nelle giovani generazioni alimentate anche dall’esperienza Covid.
Il procuratore Airoma invita ad una presa di posizione chiara sui Principi e interrogarsi sull’opportunità che lo Stato legalizza alcune questioni a discapito per il valore della libertà. Chi non è relativamente libero sarà assolutamente schiavo.
La conclusione dei lavori di questo convegno a cura di S. E. Accrocca ha sintetizzato la necessità di verificare anche l’ambiguità della terminologia (l’azzardo non è un gioco) essendo anche un problema di tipo culturale, tenendo conto che ci sono poteri forti che mettono in campo le direzioni dei bisogni.
Dott.ssa Alessandra Rosa Rosa







