Semi di Speranza

Volti, storie, suoni e parole: non è facile riassumere tutto quanto vissuto in questo tempo di grazia a Sarajevo. Un viaggio fatto da tante peripezie ma anche tanta gioia. 27 ore di viaggio ad andare e 27 a tornare.

Non è stata assolutamente una “passeggiata”. Prima un pulmino per arrivare al Porto di Bari, poi un traghetto dove abbiamo anche trascorso la notte e a conclusione due van da 9 posti fittati grazie alla Caritas diocesana. Stessa cosa il ritorno. Tre frontiere oltrepassate con altrettanti controlli: tra l’Italia, il Montenegro e la Bosnia.

Insomma, da martedì 23 agosto a giovedì primo settembre, noi giovani dell’unità pastorale di Vico Equense ci siamo messi in cammino alla volta di questa splendida cittadina della Bosnia ed Erzegovina. Ogni giorno è stata un’occasione vissuta diversamente.

A partire dal centro storico della cittadina, che è definita la “Gerusalemme Europea”: ci sono una moschea, una chiesa cattolica, una chiesa ortodossa ed una sinagoga nello stesso quartiere. È sicuramente un paese di pace dove convivono culture e religioni differenti.

Passaggio poi a Srebrenica, luogo di un genocidio di oltre 8000 ragazzi e uomini musulmani bosniaci, avvenuto nel luglio 1995 durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina 🇧🇦. Luogo di pianto, angoscia e tristezza: non è stato facile trattenere le lacrime davanti a tutte quelle tombe e alla visita al museo adiacente dove erano esposti gli effetti personali delle vittime, alcune foto delle atrocità, video storici, racconti e tanti oggetti.

Mi sono rimasti nel cuore anche alcuni momenti passati con un gruppo giovani della Caritas della Toscana, accompagnati da Don Stefano Papini, Responsabile della Pastorale Giovanile di quella Regione.

Mostar è stata una tappa, ma l’esperienza più toccante che è rimasta nel cuore è stata sicuramente un’altra. Il servizio presso il campo profughi di Blazuj, a pochi passi dalla capitale Sarajevo. Un campo dove sono presenti mille e soli uomini dalla maggiore età. Un luogo cosiddetto di passaggio dei vari migranti che scappano da tante guerre e povertà. L’Unione Europea finanzia questo campo proprio perché i ragazzi che intendono attraversare la frontiera con l’Europa, vengono respinti dalla Croazia. La Bosnia non si trova in UE e la Croazia è l’unica nazione dove i profughi possono transitare per arrivare alle loro mete: molti di loro vorrebbero raggiungere il nord Europa. Dovrebbe essere quindi un luogo di passaggio ma per molti non è proprio così, sono costretti a stare molto tempo finché non riescono ad oltrepassare il confine.

Il nostro servizio è stato quello di aiutarli a svagarsi, mangiare, pulire i luoghi da loro frequentati e nella “cosiddetta” zona dove dormono. Immaginate voi le loro condizioni di vita. Sicuramente è stato poco quello che abbiamo fatto ed in pochi giorni, ma è stato indimenticabile il lavoro svolto nel campo. Pulizie di varie spazi, di un centro dove svagarsi, il servizio impiattamento alla mensa, ma anche tanta animazione: giochi e musica, tra canzoni e balletti, sia italiani che tradizionali dei loro paesi di origine.

Mancherà senza dubbio tutto questo, mancherà rivedere tanti volti, quelli dei volontari, dei lavoratori e dei tanti migranti che si trovano a vivere in questi posti.

Questa esperienza è stata possibile grazie alla nostra Arcidiocesi, per tramite la Caritas Diocesana e dei nostri instancabili pastori. Grazie al loro contributo e delle nostre Parrocchie che con fondi recuperati da altre esperienze estive, ci hanno aiutato a supportare alcune e sostanziose spese. Grazie alla tenacia e pazienza del nostro grande accompagnatore Don Antonino Lazzazzara, per tutti Don Nino, che si è fatto in quattro per tutti noi. Non finiremo mai di ringraziarlo. Grazie ad ognuno di noi giovani che ci siamo adoperati affinché questo tempo rimarrà per sempre nei nostri cuori.

 

Enrico Di Palma